Volontari Bittesi, dopo aver pulito una strada di paese, concludono la Sassari-Olbia

(Unu abbrazzu a totu sos bittichesos dae sa redazione de Radio Limbara)

BITTI. Nonostante la tragedia dei giorni scorsi che ha colpito il piccolo centro barbaricino, alcune persone, invece de si cagliare a sa muda (invece di star zitte ndr) avrebbero preferito infierire con i loro orrios de ainos (ragliare ndr), tra questi cussu untore de Briatore. Nonostante tutto ciò però, il paese si è subito rimboccato le maniche (e sos calzones) per far tornare tutto alla normalità nel più breve tempo possibile.

“Perché è sceso tutto quel fango?” avrebbe chiesto il giornalista ad un bittese. “Bisognerebbe chiedere a Gesù Cristu”, avrebbe risposto quest’ultimo, “ma soprattutto”, avrebbe detto laconico un altro “cheret preguntadu puru calchi inzenieri”. Polemiche e punti interrogativi a parte, diversi giovani si sarebbero subito dati da fare per far qualcosa di concreto, anticipando di circa un secolo gli aiuti del governo.

Avendo ottenuto tale margine di vantaggio, i giovani, capitanati dal rustico Peppe Enalzu (che di fango non ne teme per niente), avrebbero deciso, passa passende, di recarsi nella Sassari-Olbia per dare una mano a quegli operai longos chei su mese de maju (lunghi come maggio anche se la colpa non è certo la loro ndr).

Per non commettere gli stessi errori di alcuni operai che si erano attriviti a spuntinare dopo aver finito un ponte, i ragazzi avrebbero deciso di mangiare e bere solo a manialia conclusa. Dopo essersi ritrovati in piazza si sarebbero pertanto mobilitati per rifornirsi di cibo e acqua per il pranzo al sacco, caricandosi a coccolloi anche tzia Mariedda Caffettera, anziana che dal giorno dell’alluvione continua a cumbidare caffè a tutti quelli che passano in carrera, perdendo spesso il conto e dimenticandosi di chi lo aveva già preso più volte: fatto che avrebbe causato una discreta tachicardia ad Antoni Irgonzosu che, per eccessiva timidezza ed educazione, avrebbe accettato trenta caffè nell’arco della stessa giornata.

Raggiunto un discreto grado di affiatamento, ancor più saldo di quello tra Bonnie e Clyde, i ragazzi avrebbero deciso di chiamare Bodale, per vedere se servisse una mano nel lotto più disperato della Sassari-Olbia, il lotto tra Oschiri e Berchidda. Arrivati quindi in loco avrebbero iniziato con lo sterminare tutte le galline prataiole  trovate nei puddalzi della zona, per evitare che il loro lavoro, come successo in passato, venisse interrotto da quelle in procinto de criare (far uova ndr). Levati di mezzo questi possibili intoppi, il lavoro si sarebbe concluso in una sola mattinata, permettendo ai ragazzi di poter essere ringraziati a suon di buffu dalle rispettive aziende che lavorano nell’arteria più famosa di Sardegna.

La giornata sarebbe finita in festa quando i ragazzi avrebbero fatto sapere di non voler nemmeno un euro di compenso, accontentandosi di essere solamente cumbidati come capita nelle manialie di molte bidde sarde, tutto per la felicità dei capuzzoni convinti di aver fatto un affare ingaggiando i ragazzi.

Solo un lavoratore di Italiana Costruzioni, in Sardegna da diversi anni, si sarebbe vagamente insospettito venendo a sapere che la compagnia bittese venisse soprannominata “sidis”. Siamo sicuri che forse sarebbe stato meglio un compenso in denaro.

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