Berchidda. Operai Abbanoa fondano rione per partecipare ai presepi di Notte de Chelu

BERCHIDDA. Una favola di Natale, una storia di accoglienza e integrazione; le difficoltà di alcuni poveri lavoratori immigrati che si conclude (quasi) nel migliore dei modi, tingendo di fratellanza e speranza il Natale berchiddese.

È di pochi giorni orsono la notizia che gli operai di Abbanoa, che ormai da Febbraio si sono stabiliti nel piccolo centro del Monte Acuto creando da subito malumori presso gli abitanti locali, abbiano ottenuto la cittadinanza berchiddese: questi immigrati, infatti, giunti in barcone sfruttando sos trainos i piccoli rigagnoli generati dalle perdite della rete idrica, si sarebbero stabiliti nella parte alta del paese, chiudendo via della Corsa, importante arteria di scorrimento del traffico locale, con la scusa di alcuni “semplice e veloci lavori di manutenzione e sostituzione condotte”.

Trovatisi bene nella realtà locale, però, questi immigrati avrebbero preso a rallentare i lavori per prolungarne la durata, a portare le proprie famiglie in paese e stabilirvisi in pianta stabile in palazzine vicine tra loro: dando quindi origine a una sorta di piccolo quartiere autonomo. Nonostante le forti opposizioni degli abitanti del vicinato (che non avrebbero disegnato di avere la via sgombra da mezzi e cumuli di terra e non avrebbero disdegnato avere l’acqua per più di tre ore al giorno), queste famiglie forestiere si sarebbero pian piano integrate nella comunità, fino a divenirne parte del tessuto sociale.

Dopo il riconoscimento ufficiale da parte del Comune della cittadinanza berchiddese e del nuovo rione, a riprova dell’integrazione raggiunta, gli immigrati avrebbero deciso di prendere parte alla manifestazione che ormai da qualche anno anima il paese con la realizzazione di presepi rionali: Notte de Chelu. Il presepe degli operai è diventato in breve tempo il più apprezzato fra quelli in fase di realizzazione, con spettacolari giochi d’acqua che nemmeno nelle fontane delle più sontuose regge d’Europa (già pagat Abbanoa tantu).

Perfino i figli di queste famiglie che nel frattempo sono nati in paese, hanno potuto godere dello ius soli, beccandosi il tipico battesimo con la formula “Campari e vermentino” che da ormai un secolo contraddistingue il paese: mentre il bambino viene tradizionalmente battezzato in chiesa, gli invitati provvedono alla demolizione delle proprie funzioni cognitive con il letale mix tra le due bevande.

Una storia a lieto fine dunque, di integrazione, di amicizia: una vera storia di Natale… se non fosse che ci sono ancora da finire i lavori alle condotte, ma già b’at tempus!

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