Archeologia: il papiro venne scoperto in Sardegna, ma veniva chiamato pabiru

SASSARI. Continua senza soste la ricerca scientifica che continuerebbe a mostrare come gli antichi sardi abbiano imparadu a su mundu finzas a coddare (insegnato al mondo a fare all’amore ndr). Stavolta la prestigiosa Università degli Studi di Tandalò, partendo dalla sola somiglianza tra le parole, avrebbe posto un importante interrogativo che potrebbe aumentare meda i voli pindarici di molti studiosi sardi e non.

Nonostante qualche anno fa (gianteris, 116 a.C – 27 a.C) lo storico romano Varrone avesse messo in guardia sul fatto che la sola somiglianza tra le parole rischi solamente di introbojare (incartare ndr) le ricerche linguistiche, pius de cantu no sun, molti esperti sardi vorrebbero continuare imperterriti in questa direzione. Proprio di recente un linguista di Bonnanaro avrebbe infatti provato a dimostrare che il Giapponese derivi dal sardo: il giapponese Katzuo (cibo pilastro della cucina nipponica), deriverebbe dal sardo Catzu. Molto probabilmente l’impatto visivo del cibo, avrebbe portato gli antichi proto-sardo-nipponici a dire che questo fosse composto a catzu ‘e cane. Teoria molto discutibile, ma che ormai sembrerebbe prendere sempre più piede, per via di un’altra scoperta similare se non ancor più incredibile!

Ingiogazzadu dalle recenti scoperte linguistiche, un archeologo isolano, Giuanne Carta, avrebbe detto “eh, se siamo arrivati sino in Giappone, sicuramente in Egitto cumandaiamus nois in derettura” (comandavamo noi addirittura ndr). Ecco dunque che l’archeologo (fino a ieri inzatteri ndr), avrebbe fatto rotta verso l’Egitto, dove avrebbe trovato alcune lettere del faraone Menes scambiate con uno dei capuzzoni nuragici dell’epoca (scritte ovviamente in sardo geroglifico).

Nelle lettere il faraone chiedeva gentilmente ai sardi di Barumini se avessero a disposizione un altro carradellu di pabiru. Il Carta, anche qui per somiglianza, avrebbe subito scoperto che papiro deriva dunque sicuramente da pabiru: la consonante sonora B, sarebbe inspiegabilmente evoluta nella consonante sorda P, per la gioia di tanti linguisti/inzatteris.

Alcuni egittologi, dopo aver ascoltato le mirabolanti teorie, si sarebbero subito mobilitati per una damnatio memorie nei confronti del faraone Teti, non sia mai che venisse in mente a qualcuno di ricondurne l’origine a qualche piccolo paese della Sardegna!

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