Società pugliese assume 20 operai algerini per installare 100 pale eoliche nel Supramonte
SUPRAMONTE. Mentre la popolazione sarda se ne sta rintanata in casa, timende de nde bogare biccu (temendo di toglierne angolo ndr) per paura che qualche candidato possa chiedere il voto, un altro scandalo sta travolgendo la derelitta Sardegna. Ebbene sì, poiché chiunque si voti dei partiti che vanno per la maggiore, nessuno fara niente per impedire che la nostra terra venga svenduta alle multinazionali dell’energia. Tutto ciò ovviamente senza che ai sardi ne entri nulla, eccetto ciò che si dovrà tacere per educazione.
Pagare gli agricoltori per non coltivare, sembra assurdo ma è così, e i campi finiranno per essere abbandonati o coltivati a pale eoliche, che cresceranno cun isvagadas de cimento addobbadu a terra (con ingenti quantità di cemento sbattuto per terra ndr). Mentre una parte dell’opinione pubblica si indigna per quanto sta accadendo, alcuni agricoltori ed allevatori sardi avrebbero iniziato a si nde linghere sos poddighes (a leccarsi le dita ndr), pensando a quanto potrebbero fruttare i loro terreni se dati in affitto; fattore che inoltre permetterebbe loro di fare la vita de sos muffosos (dei bevitori professionisti), senza dover mai andare a lavoro. Tutto ciò, ad esempio, avrebbe spinto Badore Inzatteri di Mamoiada ad affittare il suo ettaro di terreno a 1500 euro al mese affinché lasciasse costruire due pale eoliche tra un filare e l’altro.
L’esempio di Badore sarebbe subito stato emulato presto da tanti colleghi, tant’è che per costruire le restanti pale eoliche nel Supramonte, si sarebbe deciso di chiamare un’azienda pugliese per portare a termine il progetto in tempi brevi; azienda composta in maggioranza da operai algerini, di modo che gravino poco alle casse aziendali.
Si sperava che tale politica scellerata potesse far riaffiorare nei barbaricini l’orgoglio degli eventi di pratobello, ma è notizia di poche ore fa che anche lì spunteranno qua e là diverse pale eoliche in mesu ‘e buttones.