Barista nega la staffa: clienti chiedono impeachment, poi lo fucilano per alto tradimento

GIAVE. Una grave tragedia ha colpito il piccolo centro di Giave, paese del Meilogu di 500 abitanti. Una tragedia in realtà frutto dell’esasperazione dei toni nel dibattito politico a cui ormai assistiamo passivamente da diversi anni.

I recenti accadimenti della politica nazionale hanno portato numerosi cittadini a scoprire che la Costituzione Italiana si compone anche di 127 articoli oltre i 12 principi fondamentali. Particolare attenzione è stata dedicata, come noto, agli articoli 90 e 92 che riguardano i poteri del Presidente della Repubblica, a una sua eventuale incriminazione per averli travalicati e dunque al cosiddetto impeachment. È pur vero, come ricordato dallo stesso Mattarella, che il Presidente è garante e custode della Repubblica e delle sue istituzioni.

Ora vi starete chiedendo come tutto ciò possa essere legato alla tragedia di Giave: ebbene, nella serata di ieri un gruppo di avventori stava effettuando la rifinitura della cogogna serale presso un bar del paese. Superato l’orario di chiusura di ormai quattro ore, verso le 2 di notte il barista, Sergio Tresancas (noto mattarello per ovvie ragioni), avrebbe cercato di mandare via gli avventori dal bar che si erano trattenuti a bere con la scusa di capire cosa fosse questo impicciu di cui parlano tutti i TG. Prima di andare via, ovviamente, i clienti avrebbero chiesto la staffa all’uomo che, in un momento di ironia, avrebbe risposto di essere il garante del bar e delle sue aperture e che non poteva accettare la proposta delle forze presenti per non compromettere l’apertura del giorno seguente con il crollo delle colazioni.

Gli avventori, dal canto loro, avrebbero preso un po’ troppo sul serio la questione, invocando “s’impicciu” come da loro stessi definito, ovvero l’impeachment: la messa in stato d’accusa del Presidente. La cosa sarebbe poi degenerata con la formazione di un surrogato di Corte Costituzionale che avrebbe decretato che la negazione della staffa fosse alto tradimento, punibile con la fucilazione dell’imputato.

La sentenza sarebbe stata eseguita grazie all’ingresso nel locale di un gruppo di bracconieri di rientro da una battuta di caccia che si sarebbero detti disponibili ad eseguire l’ordine in cambio di un bicchiere di birra: la richiesta rischiava di generare un nuovo empasse con il barista che continuava a negare la staffa a tutti ribadendo i suoi poteri. Sarebbe stata quest’ulteriore imposizione all’elettorato che avrebbe quindi convinto il plotone di esecuzione a intervenire gratuitamente per il bene della collettività.

Il Tresancas sarebbe stato dunque portato fuori dal locale e fucilato secondo la legge… almeno in teoria: il già alto tasso alcolico del plotone di esecuzione ha fatto sì che i colpi siano stati sparati un po’ a casaccio e che il barista sia stato raggiunto solo da proiettili di rimbalzo e da una secchiata di un vaso da notte, scagliata da un vicino disturbato dal rumore degli spari. L’uomo è ora ricoverato all’ospedale di Sassari dove è stato sottoposto a operazione chirurgica e doccia, in gravi condizioni ma fortunatamente non in pericolo di vita.

L’apertura dei merca… cioè, del bar, di questa mattina ha intanto fatto registrare un crollo del valore dei cornetti e si paventa il rischio default per l’attività.

Lascia un commento...