Blitz allo spuntino, trovati in 6 con 200 casse di birra: “È per uso personale”

ARITZO. Sono tante le domande postesi dagli italiani dopo l’ultimo DPCM del Presidente del coniglio Consiglio Giuseppe Conte, così come tante sono le risposte che il governo non ha dato ai sardi durante la pandemia, soprattutto durante il periodo estivo, nel quale, e che a sempre, l’isola si è vista bistrattata e presa in giro un po’ da tutti.

Sono queste le ragioni “anarchiche” che avrebbero spinto sei giovani di Aritzo ad attraggiarsi organizzarsi in vista di una probabile nuova chiusura, organizzando un vero e proprio arsenale da imbreaghera nel casolare di campagna di uno dei ragazzi. I giovani, stufi delle limitazioni alla movida e intuendo il giro d’affari che avrebbero potuto tirar su, avrebbero deciso di organizzarsi per garantire, in caso di nuova chiusura, forniture alcoliche e alimentari per tutti gli spuntini clandestini del circondario.

Secondo alcuni calcoli effettuati dalla Guarda di Finanza, durante lo scorso lock down, in Sardegna si sarebbero infatti registrati numeri record al mercato nero di carne, vino, birra e liquori vari fatti in casa. Così la gang, capitana da Antoni Dinari, laureato in economia, si sarebbe organizzata per intercettare questa importante fetta di mercato.

Come ogni organizzazione criminale che si rispetti, sarebbe stato organizzato presso il casolare uno spuntino dimostrativo per convincere i futuri clienti della bontà dell’offerta. All’evento avrebbero partecipato qualcosa come 200 potenziali acquirenti che avrebbero dovuto appurare gli elevati standard riguardo la qualità dei prodotti forniti, l’ampia scelta degli stessi e la capacità di rifornimento che l’organizzazione avrebbe potuto garantire.

Ciò di cui nessuno aveva tenuto conto sarebbe stata però Mariedda Crastulu, vicina di campagna, che, vedendo il proprio terreno occupato dalle auto come parcheggio (terreno privo di recinzione, cointestato a 21 eredi per non pagare tasse, incolto e inutilizzato dal 1984 ma pur sempre una proprietà privata), avrebbe segnalato “roba di assemblamento di persone, ma molte mì Marescia’!” alla locale stazione dei Carabinieri che si sarebbero fiondati sul posto alla velocità della luce spenta.

Accortisi per tempo dell’arrivo delle forze dell’ordine, i giovani avrebbero aperto tutte le uscite di emergenza del cuile, facendo fuggire, chena mancu toccare in terra, tutti gli avventori e le persone di troppo. Il blitz dei Carabinieri avrebbe quindi sorpreso sei persone a distanza di sicurezza, dotate di mascherina e circondate da: 12 quintali di pecorino, 7 di salsiccia, 15 maialetti che giravano sugli spiedi, un pentolone di sugo di carne di cinghiale, 2500 litri di vino, 200 casse di birra, 700 litri di acquavite e svariate casse di Campari (si pensa destinate al mercato berchiddese).

I Carabinieri, notando con occhio felino che le scorte erano leggermente sovradimensionate rispetto alle sei persone, avrebbe chiesto spiegazioni ai commensali che si sarebbe giustificati asserendo che si trattasse di “giusto due cosette da mangiare tra noi… tutta roba per uso personale”. Al che, incalzati dalla domanda su perché ci fossero 200 casse di birra per sei persone, uno dei giovani, Giuanne Bentrimannu, avrebbe prontamente risposto: “Perché cento ce le siamo già bevute Marescia’!”

Tutto si sarebbe risolto quindi per il meglio con una risata generale e la denuncia dei giovani per assembramento, sfottò della pubblica autorità e commercio illegale di alcolici, più l’obbligo di dimostrare che la birra fosse davvero per consumo personale ingurgitando l’intera fornitura davanti ai Carabinieri.

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