Ciclisti dispersi lungo la tappa. Si pensa a incidente ma erano al bar per un cumbidu

ORUNE. La seconda tappa del Giro d’Italia si è conclusa con un mistero: un fatto che ha tenuto organizzatori e pubblico col fiato sospeso. Al traguardo di Tortolì non si avevano infatti notizie di numerosi corridori, circa una cinquantina secondi gli organizzatori; e mancava all’appello anche la vettura ammiraglia della Astana.

L’allarme è scattato immediatamente: qualcuno ipotizzava un incidente o, peggio, un rapimento magari a scopo di estorsione. Il mistero si è però dissolto, fortunatamente, pochi minuti dopo, per via telefonica. Contattato infatti sul cellulare il capo squadra della Astana che era a bordo della vettura ammiraglia, dalle sue parole farfuglianti, gli organizzatori del Giro hanno capito che l’uomo era cotto da qualche parte lungo il percorso. Delle veloci ricerche hanno portato i commissari di percorso a Orune dove i corridori sono stati trovati imbreagos completamente ubriachi dentro un bar del paese.

Alcuni sfegatati tifosi, infatti, presi dalla foga del momento, avrebbero cominciato a bloccare numerosi atleti dopo la micidiale salita che porta al paese con il classico invito a fermarsi al bar a bere “una cosa” fresca prima del Gran Premio della Montagna di Nuoro. Una richiesta molto invitante visto che 50 corridori e una vettura si sono fermati in cerca di un po’ di riposo. Una scelta che è stata fatale: trovavasi infatti dentro il bar Antoni Cumbidu, noto s’istaffa, cumbidatore seriale. L’uomo avrebbe cominciato a ordinare birra a non finire convincendo gli atleti a bere numerosi bicchieri oltre a (nell’ordine): staffetta, staffa, staffa della staffa, ajò l’ultima, staffissima, eh ormai è tardi mettine un’altra, ajò dai questa davvero e poi ce ne andiamo, ultimissima e via dicendo.

Mentre la tragedia si consumava davanti agli occhi del barista (che ha rimediato 5 ernie del disco per lo sforzo di carradura), un atleta avrebbe tentato la fuga a tazza in manu inforcando la bicicletta e adducendo la scusa “già me la bevo in viaggio”. Il Cumbidu, però, con una geniale mossa, avrebbe mostrato all’atleta un mazzo di chiavi dicendogli: “Ma dove vuoi andare che le chiavi della bicicletta le ho io”. L’atleta, confuso forse dall’alcol avrebbe quindi accettato di riunirsi al gruppo di bevitori pur di riavere indietro le chiavi, non pensando a quanto stupido fosse il tranello.

Per porre fine alla cosa son dovuti, infine, intervenire i carabinieri della locale stazione che hanno portato via gli atleti e li hanno restituiti alle rispettive squadre. La trattativa col Cumbidu è stata piuttosto lunga e serrata e alla fine anche le forze dell’ordine hanno dovuto cedere ad accettare un caffè e 4 giri di Crodino prima di riuscire a spuntarla.

La celebre ospitalità sarda rimarrà dunque impressa in questo storico centenario del Giro

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