Non ha Facebook: le impediscono di donare il sangue perché non può postare le foto

ROMA. Sembrava una giornata come tante in un famoso centro prelievi della capitale, quando una banale operazione di routine avrebbe messo in evidenza un più ampio problema sociale dei nostri tempi: il rapporto Uomo-Social Network.

Come tutti ormai sappiamo è consuetudine condividere ogni aspetto della propria vita tramite i social, dai più comuni ai più imbarazzanti (compleanni e funerali compresi), finanche le opere di bene.

Sarà capitato a tutti di recarsi a fare qualche visita o, prima di un viaggio, di dimenticarsi a casa qualcosa: carta d’identità, portafoglio, la testa e le mutande, ma l’ingenua protagonista di questa vicenda non si sarebbe mai immaginata -durante una donazione di sangue- di sentirsi chiedere se fosse iscritta a Facebook. La donna era già a metà prelievo quando l’operatore, insospettito dal fatto che la gentil donzella non gli avesse chiesto di fargli una foto da postare su Facebook, le avrebbe rivolto la fatidica domanda (non pensando di ricevere risposta negativa dato il maggior numero nazionale di contatti Facebook rispetto alle carte d’identità).

Appurata la realtà dei fatti, gli addetti non avrebbero permesso alla donna di completare l’operazione perché non avrebbe potuto postare le foto su Facebook dando un senso alla donazione; tutti sappiamo infatti che se non pubblichi una foto di una buona azione per dimostrare alle gente di essere una persona “migliore”, questa non potrà ritenersi compiuta.

È quindi necessaria una rivisitazione del famoso detto “il bene si fa ma non si dice” in “il bene si fa se lo puoi dire (e pubblicare!)”

 

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