Salvini organizza la questua casa per casa per racimolare i 49 milioni
MILANO. Non si ferma mai il vulcanico leader della Lega, Matteo Salvini: ogni tre per due è impegnato a intreppettare cercare nuovi metodi per risalire nei sondaggi (e nei bilanci). L’ultima trovata propagandistica di andare sotto casa della gente a scartavetrare le balle suonare al citofono per chiedere informazioni, è stata il trampolino di lancio per la nuova iniziativa del partito (sebbene la faccenda sia costata un gavettone, come abbiamo spiegato in QUESTO ARTICOLO).
Ebbene, molti avversari del leader politico lo hanno paragonato a un venditore di aspirapolvere a domicilio, a testimoni di Geova, a finti addetti della luce che cercano di appioppare nuovi contratti ai vecchietti… ma è un sardo l’intuizione che salverà il partito (o almeno le sue tasche): “Quando ho visto Salvinas… cioè, scusate Solini… oi, mi confondo sempre! Salvini andare a suonare il citofono -ci spiega Giuanninu Nieddu, referente della sezione immigrati della Lega Sardegna – mi è tornata in mente la classica scena a cui si assiste nei paesi, quando il comitato passa al richiamo di “pro su Santu!” a fare la questua per la festa patronale”.
Immediato è stato il collegamento che l’uomo ha fatto con i leggerissimi debiti che il partito ha accumulato nei confronti dello Stato italiano ed altrettanto immediata è stata la telefonata a Salvini: “Si è dimostrato molto entusiasta dell’idea e ci ha detto di arrangiarci, da vero leader”. Si è messa quindi in moto la macchina organizzativa, sebbene si sta lavorando su una formula applicabile a tutto il territorio nazionale: “Abbiamo fatto delle prove, andando a fare la questua casa per casa in gruppetti di due o tre persone con la bandiera della Lega per farci riconoscere”.
Il problema che sarebbe sorto però, per lo meno in Sardegna, è che quando i drappelli suonavano ai campanelli dicendo “pro su Santu”, tantissima gente gli avrebbe sbattuto la porta in faccia dicendo: “Eh, pro su Santu chi bos at fattu…”.
Una volta risolti questi problemi, assicura il Nieddu, si partirà con la raccolta dei fondi porta a porta, salvo scazzottate con i comitati di paese che potrebbero non vedere di buon occhio l’iniziativa di concorrenza sul territorio.