Cassazione: chiedere chi è l’ultimo della fila alle Poste è violazione della privacy

ROMA. Una sentenza destinata a far discutere quella della Corte di Cassazione che si è espressa a favore di Giuann’Antoni Birgonzosu, timido venticinquenne di un paese che ha avuto vergogna a riferire ai nostri cronisti. Il Birgonzosu, assistito dall’avvocato Pedru Dennunzia, si era infatti appellato alla giustizia dopo aver subito –a suo dire- una devastante violazione della privacy mentre si trovava all’ufficio postale del proprio paese di residenza.

Dopo aver passato la mattinata appostato nelle frasche davanti all’ufficio postale in attesa che questo fosse completamente vuoto, l’uomo sarebbe entrato per l’acquisto di un francobollo (cosa impossibile presso il tabaccaio di paese per via del continuo flusso di clienti). Proprio mentre l’uomo era allo sportello per l’acquisto, sarebbe entrata con fare spavaldo zia Angheledda Mintebiccu, detta radar per via delle sue doti investigative. Nonostante all’interno dell’ufficio fossero presenti solo un impiegato e il Birgonzosu, la signora avrebbe comunque chiesto chi fosse l’ultimo della fila prima di lei: l’obiettivo era chiaramente attaccare bottone, tant’è che la conversazione si sarebbe subito spostata sulla genealogia del ragazzo con il classico “fizu meu, no ti so connoschende: naramilu fizu ‘e chie ses…  (Oh mio giuovine fanciullo, ho forti difficoltà a capire chi tu sia. Favorisci per piacere le tue generalità acciocché  io possa meglio capire le tue parentele ndr)”. Il Birgonzosu avrebbe a questo punto raggiunto una colorazione del viso tendente al rosso Ferrari prima di fuggire via.

La vicenda sembrava essersi conclusa lì, ma qualche mese orsono zia Mintebiccu si è vista recapitare dai Carabinieri del paese un mandato di comparizione davanti al giudice, essendo stata citata in giudizio per violazione della privacy aggravata dall’abuso di potere che la sua veneranda età le concede. La vicenda giudiziaria si è conclusa questa mattina con la storica sentenza: chiedere chi sia l’ultimo della fila costituirà reato punibile con ammende dai 500 al 5.000 euro e sarà applicabile anche negli ambulatori medici.

La prossima volta che fate la fila, insomma, state attenti a non violare la privacy di qualcuno!

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