Rivoluzione questua patronale: si pagherà con le tasse sui rifiuti

CAGLIARI.  È stato siglato questa mattina l’accordo fra i comitati delle feste patronali sarde, la Regione  Sardegna e i sindaci dei relativi comuni. L’accordo è storico, si annuncia una rivoluzione: niente più fedales a spasso per i paesi elemosinando soldi, la questua verrà comodamente donata tramite bollettino postale della tassa comunale sui rifiuti.

Il vecchio sistema ormai desueto del porta  a porta, complice anche la crisi, non garantiva più ai comitati l’autonomia economica necessaria per finanziare festa in grazia di Dio (o del Santo, dipende…). Se da una parte i comuni più ricchi potevano offrire spettacoli ancora decenti, i comuni più piccoli si dovevano battazare artisti dalla discutibile bravura, rintracciati la sera stessa della festa.  Ciò aveva innescato un circolo vizioso per cui, viste le scarse performance degli artisti, la popolazione donava sempre meno soldi, adducendo la motivazione: “Occannu sa festa fit una cagada, no bos nde torro a dare de inari”(Quest’anno la qualità tecnico-scenografica degli spettacoli in onore del patrono era piuttosto discutibile, sono alquanto restio a finanziarvi ulteriormente ndr).

La geniale proposta è stata pensata da Pedru Algia, noto operatore ecologico del paese di Monti che avrebbe notato che l’unica raccolta porta a porta che funziona non sia quella delle questue, ma quella dell’umido. L’idea quindi sarebbe quella di calcolare la donazione in base ad ogni nucleo familiare, legando la questua alla tassa sui rifiuti, secondo il principio “se non vuoi mondezza sul palco alla festa, paga la bolletta”.

La quota stabilita, dopo lunghe trattative con la regione, è stata quindi unificata alla modica cifra di euro 100 per nuclei familiari fino a 3 perone, ed euro 150 per famiglie fino a 6 persone, esentate le famiglie più numerose. 10 Euro in più per i possessori di animali domestici, anche non dotati di microchip; tale quota verrà destinata all’acquisto dei fuochi d’artificio per lo spettacolo pirotecnico.

La nuova soluzione eviterà finalmente i casi più estremi di schivata della questua: da chi, vedendo i fedales, si chiude in casa spegnendo tutte le luci, a chi si lancia dai balconi in stile Grazianeddu Mesina sul muro di San Sebastiano a chi, sempre per lo stesso motivo, sarebbe evaso dall’abitazione 5 secondi prima dell’ingresso dei fedales, lasciando al figlio l’ingrato compito di dire “Babbu no b’est, torradech’a passare”. Purtroppo per l’uomo, i fedales avrebbero deciso di aspettarlo a casa fino al rientro, costringendolo a darsi alla macchia per oltre una settimana.

Niente più prodezze funamboliche quindi, ma comodi bollettini postali rateizzabili su richiesta per dare un serio futuro alle feste patronali sarde

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