Taccagno vende i fichi d’India che gli crescono in tasca e diventa milionario.

SAN NICOLA. È davvero curiosa la vicenda che da pochi giorni diverte e fa discutere il Logudoro. Una nuova forma di impresa e di guadagno che solo un taccagno come Paulu Ganzu Marinu, 59 anni, poteva avere.

L’uomo è conosciuto nel piccolo centro alle porte di Ozieri per essere un grande taccagno e non offrire mai da bere, subendo le canzonature di tutta la comunità e dei forestieri di passaggio. Il caso ha voluto che poche settimane orsono, stizzito dopo un cumbidu non corrisposto al bar, Bore Ampulla (degustatore di vini industriali e aceti) gli abbia rivolto la famosa frase: “E itte che giughes palas de figu India in busciacca?”. Dopo la candida ammissione del Ganzu Marinu di avere effettivamente delle piante di fico d’India in tasca (cresciute nella sua ormai sessantennale carriera di taccagno), il nostro uomo avrebbe dato una rapida occhiata all’interno delle sue tasche (dopo anni che non le usava) scoprendo che la piantagione era arrivata ad un ottimo livello produttivo: molto di più di quanto necessitasse all’uomo per il suo fabbisogno personale.

Da qua la geniale idea: armato di una forchetta e del classico secchio bianco in plastica l’uomo si sarebbe avventurato nelle sue tasche per raccogliere i fichi d’India e venderli poi al mercato. Non sappiamo effettivamente quanto sia estesa la coltura ma, secondo le stime della forestale, in base al prodotto venduto ci si dovrebbe attestare sui 7 ettari circa. In poco tempo l’uomo si è arricchito clamorosamente e, tenendo fede alla sua storica linea di condotta, non avrebbe neanche offerto un caffè al povero Ampulla per ringraziarlo. Per Ampulla quindi, oltre al danno, anche la beffa di aver dato a Ganzu Marinu l’idea per arricchirsi ancora di più e spendere ancora di meno

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