“T’APPo bidu in giru”, nuova app per riconoscere e segnalare chi viola le restrizioni

OLBIA. La Sardegna ancora agli onori delle cronache mondiali per le sue eccellenze tecnologiche e l’ingegno dei suoi abitanti: è stata infatti presentata questa mattina, ad Olbia, “T’APPo bidu in giru”, l’ultima fatica della startup tennologica di Istevene Tribaglios, già nota per le sue rivoluzionarie applicazioni tra cui “Fizu ‘e chie ses?”, “Torra cottu”, “CoddAPP”.

Sempre più insistentemente si parla di fase 2 e di riapertura graduale, affidandosi ad applicazioni per smartphone che possano tracciare i movimenti delle persone e registrare eventuali contatti con soggetti positivi… ma questa rivoluzionaria applicazione si spinge anche oltre: “È stata studiata -ha dichiarato Istevene nella gremitissima conferenza stampa di presentazione (ci sono stati 15 arresti per assembramento ndr)- anche per la fase 1, ovvero quella in cui tutti dobbiamo stare in casa e rispettare le limitazioni. Abbiamo implementato la nostra tecnologia utilizzata per “fizu ‘e chie ses?” e ne abbiamo ricavato una nuova applicazione con tante funzioni dedicate”.

Ma ecco come funziona: se doveste vedere qualche cittadino che viola bellamente le restrizioni, basterà inquadrarlo col cellulare per farne una scansione e riconoscerlo. Al nome e cognome dell’individuo sarà ovviamente associato tutto l’albero genealogico fino al quinto grado, parentele di intradura comprese per poter meglio individuare il soggetto. Una volta schedato, ci saranno delle apposite funzioni di condivisione tramite i maggiori social, applicazioni di messaggistica come WhatsApp e email; si potrà inoltre inviare la segnalazione direttamente alle forze dell’ordine in forma anonima per far controllare e, in caso, arrestare il malfattore feticista dell’aria aperta.

Una funzione premium (acquistabile a soli 1,99 €) permetterà inoltre di usare la funzione “Pro a mie cussu est positivu”, segnalando così casi di sospetto contagio: in questo caso la segnalazione potrà essere inviata (o meno) a carabinieri e autorità sanitarie, oppure utilizzata solo per spargere sospetti nei gruppi WhatsApp del palazzo, del vicinato o del rione; oltre che sui gruppi Facebook “Se di Bidda X se…”.

I furbetti della passeggiata sono avvisati: occhi aperti e non fatevi beccare neanche per sbaglio se non volete essere additati come untori, ca t’APPo bidu in giru!

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